L’ansia da separazione nei bambini.

L’ansia da separazione nei bambini è una fase normale e transitoria dello sviluppo del bambino che compare intorno all’ottavo mese di vita.

Pianti, proteste, irrequietezza, sonno disturbato: sono tutte manifestazioni di una normale paura che la mamma non torni più, una volta che si è allontanata.

Un sentimento di angoscia che nasce dal timore di essere abbandonato e che si manifesta con proteste più o meno accentuate nel momento in cui la figura di riferimento più significativa (di solito la mamma) si allontana. Il piccolo si sente in pericolo, e lo dichiara con pianti e proteste che in genere si risolvono quando la mamma, o chi si occupa di lui, ritorna.

Il bambino con ansia da separazione :

  • non vuole essere lasciato solo,
  • richiede di dormire con i genitori,
  • non vuole andare a scuola,
  • possono emergere atteggiamenti regressivi: ad esempio, ricomincia a bagnarsi anche se è passato al vasetto
  • vuole riprendere ad utilizzare il ciuccio,
  • non vuole andare a dormire,
  • fa tanti capricci o non vuole mangiare.

Un momento evolutivo per il bambino e l’intera famiglia.

E’ questo il momento in cui mamma e papà dovranno ascoltare i bisogni e le espressioni di disagio del bambino evitando di proiettare su di lui il proprio stato emotivo e le proprie aspettative.

Nel momento effettivo della separazione sarà fondamentale parlare al bambino con toni pacati e con termini semplici e chiari, per fargli comprendere la situazione che sta affrontando.

Nello stesso tempo, sarebbe utile che anche l’adulto presti attenzione anche alle proprie reazioni. A volte, il distacco dal bambino attiva paure e preoccupazioni anche nel genitore.

E’ importante che l’adulto stesso se ne renda conto. È un momento delicato per tutti. La mamma deve imparare a contenere le proprie emozioni, come il senso di colpa, la preoccupazione, ecc. ed evitare quei comportamenti che possano “trattenere” il figlio e bloccarlo nelle sue esplorazioni.

I bambini sono, infatti, delle “spugne emotive”.

Colgono immediatamente le emozioni in circolo in una famiglia e le assorbono.

Per cui sentiranno subito se la mamma è spaventata dalla separazione e ne saranno a loro volta spaventati. Il messaggio implicito è che separarsi è veramente pericoloso e questo complica inevitabilmente il distacco.

Se in famiglia ci sono tensioni emotive, i bambini saranno i primi a percepirle. Comportamenti e atteggiamenti differenti dal solito, come ad esempio difficoltà nell’addormentamento e nell’alimentazione possono essere letti in un’ottica di significato per l’intero sistema famiglia.

Cosa possono fare i genitori per gestire l’ansia di separazione nei bambini?

E’ un errore pensare che i bambini non sono in grado di capire cosa accade nel mondo degli adulti.

E’ dunque appropriato fornire spiegazioni al bambino prima di allontanarsi da lui.

Spiegategli cosa sta per succedere. Cioè che la mamma o il papà si devono allontanare per un certo tempo ma che presto ritorneranno, e si potrà di nuovo stare insieme. Se si usano parole comprensibili per la loro età e la loro traiettoria di sviluppo, i bambini possono comprendere tutto.

Per i genitori, non è sempre facile resistere e rimanere tranquilli di fronte al pianto disperato di un figlio e alle sue continue richieste di attenzioni. L’ansia da separazione è un passaggio evolutivo individuale del bambino ma anche del sistema familiare tutto. In quanto tale non può avvenire in maniera brusca, ma deve essere graduale e fatto con tanto amore, pazienza e comprensione.

Quando tutti questi comportamenti si manifestano in forma transitoria e lieve, non dobbiamo preoccuparci. Possiamo infatti semplicemente interpretarli come una temporanea difficoltà di adattamento alla nuova situazione. E trovare strategie per facilitarne una positiva evoluzione.

I genitori devono “accompagnare” il proprio piccolo per favorire l’acquisizione di nuove abitudini e il superamento di questa fase transitoria della crescita.

I tuoi figli non sono figli tuoi. Sono i figli e le figlie della vita stessa.                                                                                        (Khalil Gibran)